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Bonue’

Ci sono anche pesci grassi. Lo sai che fanno bene?

Lo conoscete anche voi il detto: “Giovedì, gnocchi. Venerdì pesce“?

Pare risalga al Secondo dopoguerra, quando nell’Italia della ricostruzione il cibo non abbondava e razionalizzare la dieta settimanale era importante. Che poi il pesce fosse da consumarsi nella giornata di venerdì è una questione religiosa, legata al Venerdì Santo, considerato giorno di penitenza e “di magro” a tavola.

Oggi, fortunatamente, nel menu settimanale degli italiani – almeno di quelli attenti alla propria salute e al gusto – il pesce non è relegato solo a una specifica giornata.

Anche perché sono medici e nutrizionisti a consigliare vivamente di consumare pesce circa due/tre volte alla settimana. Per il suo contenuto di grassi lipidici inferiori a quelli della carne, il pesce è considerato un alimento capace di apportare al nostro organismo grandi e molteplici benefici, grazie ai molti nutrienti, come i famosi Omega3, le proteine, diverse vitamine (del gruppo B, D, E) e minerali come iodio, fosforo, calcio, potassio, selenio.

PESCI GRASSI E PESCI MAGRI

Insomma, un alimento così ricco di gusto e portatore sano di benessere, non dovrebbe mancare sulla tavola di chi vuol seguire una dieta mediterranea, sinonimo di salute ed equilibrio.
Ma anche tra i prodotti della pesca è possibile fare una distinzione tra pesci grassi e pesci magri, in base al contenuto lipidico nelle loro carni.

Tabelle nutrizionali alla mano, è possibile suddividere la categoria dei pescati in:

  • Pesci magri, cioè quelli con tasso lipidico sotto tra lo 0 e il 3%. Appartengono a questo gruppo, per esempio: il merluzzo, il pagello, la spigola, lo scorfano, il polpo, l’acciuga e l’alice, la vongola, la sogliola, il gambero, la trota, il baccalà, la seppia, l’aragosta;
  • Pesci semigrassi, cioè con presenza di lipidi tra il 3% e il 10%. Stiamo parlando, tra gli altri, della sardina, del dentice, della ricciola, dello spada, della triglia, del tonno;
  • Pesci grassi, ossia con grassi superiori al 10%. E il salmone, il capitone, l’aringa, lo sgombro fanno parte di questa categoria.

PESCE RICCO DI OMEGA 3

Ora, attenzione. Il pesce grasso è sì un pesce con presenza di lipidi alta, ma stiamo parlando di grassi prevalentemente insaturi, buoni. Dire grasso di un pesce, rispetto ad altri alimenti, insomma non è sinonimo di dannoso. I pesci grassi, anzi, riescono a liberare maggiori quantità di vitamine e sono particolarmente ricchi di Omega-3, grassi essenziali che aiutano il metabolismo, contribuiscono alla prevenzione delle patologie cardiovascolari e sono fondamentali per un corretto sviluppo delle cellule neuronali, soprattutto dei bambini e dei nascituri.

PESCE DA MANGIARE IN GRAVIDANZA

A proposito di nascituri, per una donna in gravidanza, quale pesce si può mangiare?

Innanzitutto va detto che una donna incinta dovrebbe mangiare pesce frequentemente, proprio come si fa in una dieta sana (quindi, 3 volte a settimana), per garantirsi un apporto di proteine e gli Omega-3 utili per uno sviluppo corretto del feto.

E siccome gli Omega-3 sono presenti prevalentemente nei pesci grassi e nel pesce azzurro, allora per le donne in gravidanza è consigliabile nutrirsi, in particolare di: acciughe, ricciole, salone, tonno, sgombro, spada e sogliola, trote, alici.

Va anche ricordato che i pesci di grossa taglia – tonno e spada, in particolare – andrebbero consumati con più parsimonia, perché essendo grandi accumulano maggiori quantità di sostanze inquinanti.

Un ultimo consiglio per le donne incinte: vero che il pesce fa sempre e comunque bene, ma se lo mangiate fritto rischiate di assumere più calorie del necessario e avere difficoltà nella digestione.